Skateboarding is not a crime è una frase diventata, negli anni, una delle espressioni – e di adesivi e non solo- più famose nella storia dello skateboard. La storia di questo motto parte molti anni fa. Sapete dove, come e perchè nasce?
Fin dall’inizio della nascita dello skateboard, tutto ciò che gli skateboarder hanno sempre voluto era divertirsi e sviluppare le proprie abilità tecniche ed il proprio stile nel luogo in cui vivono.
Lo skateboard è sempre stato uno sport cittadino, urbano, underground, che negli anni ha sempre interagito ed è stato praticato a contatto con l’architettura locale, gli edifici, gli arredi urbani, i paesaggi e gli spazi. Sin dagli albori, questo sport è sempre stato un atto di libertà e di espressione di sé.
Il primo film in assoluto sullo skateboard – “Skaterdater” (1965) – che racconta la storia e la nascita dello skateboarding, è un’ode alla giovinezza, all’evasione e alla libertà e non al crimine.
La maggior parte degli skater ha sempre agito con rispetto nei confronti dei propri concittadini e gli eventi conflittuali sono stati estremamente rari. A differenza di quanto siano sempre stati etichettati gli skateboarder non sono terroristi.
La loro unica esigenza, nella storia di questo sport, è il diritto di accedere e poter godere di spazi pubblici, sia strade di asfalto nel centro della città (in particolare Los Angeles, dove tutto è iniziato) o percorrendo le ripide strade di San Francisco (dove si è sviluppata la prima declinazione di downhill skateboarding).
Il rapporto dello skater con pedoni, autorità locali non ha mai portato a disagi sociali estremi o manifestazioni violente nella storia dello skateboard. Tuttavia, non si può essere ingenui al punto di dire che c’è sempre stato un rapporto armonioso e pacifico con tutte le parti coinvolte nel contesto urbano. La convivenza amichevole, qua e là, si è trasformata talvolta in antagonismo e scontro.
“Skateboarding is not a crime“: è stato registrato come marchio da NHS, Inc. nel 1997.
Skateboarder: i nemici pubblici numero uno
Nella storia dello skateboard, gli skateboarder sono stati descritti come emarginati, ribelli e persino criminali. Erano i distruttori della proprietà privata e quelli che intralciavano le signore sul marciapiede. Con l’evoluzione dello skateboarding di strada, la necessità di esplorare territori e nuovi limiti a volte si scontrava con l’establishment e la società, portatori di concetti più conservatori.
Il tentativo di sviluppare e ottenere trick ed esecuzioni sempre più nuove, in manovre in ambienti urbani ad alta densità non era compatibile con altre attività. L’intensificarsi della presenza dello skateboard nella vita quotidiana dei quartieri aumentò, all’inizio di questa pratica, le lamentele e, di conseguenza, il controllo e la repressione sui praticanti, da parte delle forze dell’ordine, iniziarono a limitare il territorio e l’espressione naturale dello skater.
Negli anni ’80 e ’90 non era facile skaitare in giro per la città. Gli skateboarder hanno dovuto affrontare coprifuoco, legislazione proibitiva e divieti dalle aree pubbliche, in particolare nelle città di San Francisco, San Diego e Santa Cruz, la casa spirituale di questo sport.
Rapidamente, con il crescere della pratica dell’attività di skateboarding, le autorità estesero le norme anti-skating a New York, Chicago, Denver, Portland e altre grandi aree metropolitane. Il Washington Post persino dichiarò, in un articolo all’inizio degli anni 80/90, che lo skateboard era un’attività distruttiva che sarebbe stato necessario bandirla da spazi pubblici come strade, parcheggi, passi carrai e parchi.
Ben presto in America e in Europa furono emesse le prime multe agli skateboarder, e gli agenti di polizia e le guardie di sicurezza diventarono rapidamente i peggiori incubi degli skateboarder. Negli anni ’90, gli skateboarder erano considerati e trattati come criminali comuni dalle autorità e da un’ampia percentuale della popolazione.
Dopo l’introduzione delle aree vietate, anche gli skateboard furono confinati a praticare lo sport in aree periferiche e fortemente underground, e gli skater divennero nemici pubblici.
Leggi anti-skate ed i limiti e dissuasori per lo skateboard
La legislazione anti-skateboard negli anni ha continuato a diffondersi in tutto il mondo, tra cui Australia, Brasile, Canada, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Svezia, nazioni in cui vennero anche effettuati i primi arresti e gli skater etichettati ufficialmente come intrusi e piantagrane perseguibili.
L’avvento della video sorveglianza per la protezione della proprietà privata ha ispirato molte leggi anti-skateboard e impianti di dissuasori per la pratica dello skateboard: dalla creazione e installazione di divisori verticali in panchine, superfici ruvide, fino a punte per davanzali, irrigatori per porte, blocchi di ostruzione, catene restrittive e dispersione di ghiaia si sono diffusi nelle città e nei luoghi in cui si combatteva lo skateboard.
Lo Skatestopper, per esempio, un dosso anti-skate creato da Chris Loarie, è stato aggiunto a corrimano, sporgenze e altri arredi urbani per scoraggiare lo skateboarding. Loarie divenne rapidamente il peggior nemico dello skateboard e una delle persone più odiate all’interno della comunità dello skate. Era una persona non gradita ma che in realtà ha sviluppato il proprio business da questo sport. Già nel 2015, erano installati oltre un milione di deterrenti per skate in oltre 10.000 località.
L’effetto di questi impianti ebbe l’impatto desiderato: lo skateboard effettivamente perse praticanti ed interesse, vista la continua caccia al “criminale” scatenata da normative. Skater di tutto il mondo negli anni hanno protestato, bloccato le strade e attirato l’attenzione dei media al fine di avere accesso a spazi pubblici e più skatepark, ma la società vedeva ancora lo skateboard come una pratica non convenzionale e controculturale che sfidava il conformismo.
Nel 2011, lo skateboard era ancora considerato un “problema di gioventù indisciplinata e disordinata” dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
Lo skateboarding come autoespressione, non crimine
L’espressione “Skateboarding Is Not a Crime“, da notare, nasce prima delle forme più aggressive e contemporanee di leggi antiskating. Il potente motto è apparso per la prima volta anche nel video del 1988 di Powell-Peralta “Public Domain”: alcuni tratti della clip presentavano adesivi incollati su superfici cittadine e tavole da skateboard, ma anche t-shirt e scritte su muri.
Con il passare del tempo “Skateboarding Is Not a Crime” ha dato vita a un movimento internazionale più o meno organizzato che ha contestato i divieti di skate, gli skate stopper e la repressione per lo skateboarding.
Il 5 maggio 1997, NHS, Inc., la società di skate di Santa Cruz fondata da Richard Novak, Doug Haut e Jay Shuirman, resgistrò il marchio manifesto pro-skateboarding a una riga, avendo intuito quanto fosse potente, giusta, senza tempo e commercialmente accattivante la frase.
Per invertire la rotta e avere un ritorno allo skateboard, ci è voluto più di un decennio, e l’accesso agli spazi pubblici, da sempre, è al centro del contenzioso tra skater, enti locali e proprietari di immobili.
Il cambio di cultura, ed una nuova era
Con la svolta del millennio, le cose sono lentamente migliorate e le autorità in particolare, hanno iniziato a rendersi conto che lo skate voleva solo avere spazi e libertà di pratica, e niente altro. Lo skateboard, sempre stato marcato come negativo e irriverente, non era più visto come un crimine pubblico agli occhi della popolazione.
La veloce crescita del movimento e la costruzione di skatepark ha contribuito a migliorare e stabilizzare il rapporto tra skater, polizia, proprietari di immobili e pedoni in diverse città del mondo. Il Go Skateboarding Day, che si festeggia il 21 Giugno, nasce come un’iniziativa per promuovere uno stile di vita sano all’aria aperta tramite lo skateboard (ma anche pattini a rotelle, roller blade, monopattini), ed è stata stata la punta di un nuovo iceberg emergente nella scena urbana.
Oggi lo skateboard è un incredibile sport completo, aperto a persone di tutte le età, razze ed estrazioni sociali e fortemente inclusivo. Ragazzi e ragazze, uomini e donne, possono prendere rapidamente una tavola e imparare a guidarla su una superficie liscia in pochissimo tempo.
Essendo uno dei più recenti sport olimpici, lo skateboard sta per diventare un’attività fisica all’aperto universalmente acclamata.
La sua ingiusta fedina penale potrebbe essere – finalmente e per sempre – uno spiacevole ricordo del passato.
Skateboarding is not a Crime.