Tommaso Lambarelli: un giovane skater sulle onde di Torino

Oggi ci avviciniamo al mondo dello skate di nuovo da una prospettiva particolare, quella di un bambino di soli 9 anni, Tommaso Lambarelli e dei suoi genitori. Tommaso, conosciuto su Instagram come Tommy_sk8_14, fa parte del team Torino Skateboard e ha già dimostrato una determinazione e un impegno che promettono un futuro luminoso. In questa intervista, scopriremo non solo il Tommaso skater, ma anche il bambino dietro alla tavola, i suoi interessi, passioni e come trascorre il suo tempo. Parleremo poi con i suoi genitori per capire il loro punto di vista su questo mondo così affascinante.

Iniziamo ovviamente da Tommaso. Ciao Tommy, raccontaci chi sei tu, prima di parlare di skate, ti va?

Ciao sono Tommaso, un ragazzino di 9 anni che ha appena finito la terza elementare. Mi piace giocare con i miei amici, con i video giochi e amo il mare, e lo scorso inverno ho provato anche a fare surf.

Come e quando hai iniziato a fare skate e da dove è nata la tua passione?

Ho iniziato a 6 anni giocando con lo skateboard di papà nel cortile di casa. Eravamo in lockdown e cercavo nuove cose da fare e mi sono subito innamorato di questo sport.

Quanto tempo dedichi allo skate ogni giorno?

Fosse per me andrei a skateare tutti i giorni, tutto il giorno. Poi tra scuola e lavoro dei miei genitori ovviamente non posso, ma in genere vado sullo skateboard 5 giorni a settimana, compresi gli allenamenti con Torino Skateboard.

Quali sono i tuoi interessi e passatempi preferiti?

Mi piace leggere, disegnare, giocare con gli amici e con mio fratello più piccolo, fare i Lego, i video giochi, ogni tanto giocare a basket in cortile e guardare i video di skate.

Pratichi altri sport oltre allo skate, come snowboard o surf o altro?

Negli scorsi inverni ho preso qualche lezione di snowboard e quest’anno ho provato a fare surf: mi piacciono entrambi e spero di riuscire a imparare entrambi, oltre allo skateboard.

Gli skater a cui ti ispiri nella scena torinese sono…?

Il mio mito è Ivan Federico con cui ho condiviso – insieme ad altri – 4 giorni a Marsiglia, e ammiro tantissimo Gully, gli LG Brothers e ovviamente il mio coach Marco Mina.

Con chi ti alleni e cosa ti piace del tuo maestro?

Mi alleno con Torino Skateboard e di Marco Mina mi piace il modo in cui sa insegnarci i trick, rendendoli divertenti, e lo spirito di squadra e che riesce a creare. Ha tanta pazienza e ci sprona tutti ad essere uniti e a crescere insieme senza invidie.

Chi sono i compagni di squadra con cui passi più tempo?

Nell’ambiente skate ho conosciuto tantissimi ragazzi come me, con cui mi piace condividere il tempo anche oltre la tavola, come Matteo Contini, Simone Giagnorio, Jayden Durante.

Hai una disciplina preferita nello skate?

Mi piacciono tutte, ovviamente quando vedo i trick, in bowl o in vert, di Ivan Federico e Gully mi viene voglia di imparare al meglio le transizioni, come loro.

E un trick preferito?

Mi piacciono tutti e dipende dal park. Se devo citarne qualcuno dico backside air, kick flip e backside tail.

Che tipo di tavola e attacchi preferisci usare?

Attualmente ho un Santa Cruz da 8.0 con truck Thunder Lights, cuscinetti Red Bones e ruote Spitfire da 55, ma in passato ho usato anche tavole della Powell Peralta, Element e Mantra.

Grazie Tommy. Passiamo a qualche domanda per i tuoi genitori adesso. Avete la stessa passione per lo skate di Tommaso?

Dario (papà): lo skate e le culture street sono sempre state importanti per me. Fin da bambino ho sempre amato lo skateboard e tutto ciò che riguarda l’ambiente, ma sfortunatamente i miei genitori non mi hanno mai preso una tavola “professionale”, ma sempre “giocattoli”. Da un lato quindi c’era la mancanza di skatepark e skate school, dall’altra la mancanza di uno strumento che mi mettesse in condizioni di imparare a fare dei veri trick. Risultato? A parte qualche gradino non ho imparato a fare molto di più. Per avere una tavola ho dovuto attendere un’età per cui poi non avevo più tempo (e forse testa) per imparare.

Giusi (mamma): io mi sono avvicinata alle culture street da un po’ più grande, rispetto a Tommy, anche se devo dire che mi hanno sempre attratta. Vivendo in un paesino fino ai miei 20 anni, però, era molto difficile venirne a contatto. Sono contenta che mio figlio, vivendo in una città che offre un sacco di opportunità, possa sperimentare e vivere una passione pienamente.

Come è nato l’interesse di vostro figlio per questo sport?

Per caso, anche se ovviamente il fatto che Tommy abbia scelto questo sport ci rende davvero orgogliosi. Tutto è nato durante il lockdown, chiusi in casa e con qualche uscita nel cortile condominiale dove per diversificare le attività ha cominciato ad essere attratto dallo skate di papà… appena possibile ha chiesto se c’era una scuola… ed eccoci qua.

Come coniugate il suo grande impegno con la vita di famiglia?

Con sacrifici. Ci dividiamo i compiti familiari e spesso rinunciamo ai nostri interessi per poter far skaitare Tommy. E anche il fratellino più piccolo (Mattia, 5 anni) spesso si adatta, fortunatamente trovando nell’ambiente altri bambini della sua età con cui condividere i momenti e i giochi.

La pubblicazione social è un tema di grande dibattito: quale sono le regole e le attenzioni nella gestione del canale di Tommaso e quali sono le vostre preoccupazioni e le potenzialità che vedete?

Dario: io lavoro nel digital marketing da oltre 10 anni, e mia moglie è una psicoterapeuta. Diciamo che conosciamo abbastanza bene i rischi legati alla rete da diversi punti di vista. Tommy non ha un telefono suo, il suo profilo è settato sui nostri dispositivi. Inizialmente erano solo qualche post sul mio profilo Instagram, l’orgoglio di papà, poi ho pensato che sarebbe stato bello un domani avere tutta la sua “storia” dai primi trick su un profilo dedicato e verticale, insomma qualcosa di “suo” per vedere i progressi, i ricordi, la crescita. Non pubblichiamo nulla senza un suo “consenso”, il profilo è supervisionato e gestito da noi genitori e per lui è anche un mezzo di “formazione” nel senso che, invece di guardare youtuber di dubbio gusto, preferisce seguire gli altri skater (amici o atleti famosi) per scoprire nuovi trick e nuovi park.

Avete dei suggerimenti per altri genitori i cui figli vogliono iniziare a fare skate o che sono preoccupati per questo interesse dei loro figli?

Lo skateboard è una disciplina che educa tantissimo sia i ragazzi che noi genitori. È una vera lezione di vita per tutta la famiglia. Per i ragazzi è la prova concreta che nella vita per raggiungere risultati bisogna dedicare molto tempo alle singole azioni, che la vita non regala nulla e che per ottenere qualsiasi cosa serve determinazione e sudore. E qualche livido. Saper cadere e rialzarsi. Cercare la propria strada e il proprio stile.

Circondarsi da persone che la pensano come te e che sono pronte sia a consigliarti che ad aiutarti a raggiungere gli obiettivi e che diventano “fratelli” più che semplici “compagni di squadra”. Per noi genitori è saper “lasciare liberi” i propri ragazzi. Fidarsi di loro, delle loro sensazioni, delle loro paure, senza alimentarle con le nostre e senza mettere pressione o ansia. Non è facile, ed è un grande esercizio mentale quello di lasciarli cadere, guardandoli “da lontano”, ma per loro è fondamentale sapere di poterlo fare perché non sono mai soli.

Consigli? Lasciate che i ragazzi facciano skate, ne usciranno adulti più forti e determinati, ma fateglielo fare con tutte le protezioni (casco, ginocchiere, gomitiere, polsiere e pantaloncini imbottiti) e con uno strumento “non giocattolo”. E iscriveteli ad una skateschool.

Tommaso Lambarelli è la prova che non esiste un’età minima per amare e dedicarsi allo skate. Ci fa piacere raccontare storie di questi piccoli grandi skater ed il punto di vista dei suoi genitori su questo mondo che affascina e coinvolge persone di tutte le età. Rimanete sintonizzati su WeAreSkate per ulteriori interviste e storie dalla comunità dello skate.