Stefano Giussani, tra Skate e Snowboard, insegnante e fondatore di WheelBite

Stefano Giussani non è solo uno skater appassionato, ma un istruttore che ha saputo combinare la sua passione con l’innovazione creando la scuola di skate WheelBite. Oggi parliamo con lui per capire meglio la sua storia, il suo approccio all’insegnamento e la sua visione dello skateboarding in Italia e l’incrocio con lo snowboard.

Ciao Stefano, ci racconti chi sei, un po’ della tua storia e della tua esperienza nel mondo dello skateboarding?

Ciao a tutti! Sono Stefano Giussani ho 27 anni e sono un grande appassionato di sport da tavola. Sin da piccolo sono stato affascinato da questo mondo e ho iniziato a skatare con dei miei amici durante l’estate a Madesimo, un piccolo paesino della Valchiavenna in cui ero solito passare i mesi estivi. Avendo la possibilità di passare molto tempo in quel posto la mia passione si è evoluta verso i 14 anni includendo lo snowboard.

Nel 2015, a seguito di un brutto infortunio ho lasciato lo snowboard, che ho ripreso quest’anno, per trasferirmi in Spagna e dedicare più tempo allo skateboard. Ho vissuto per un anno a Barcellona, respirando l’aria e vivendo l’ambiente presente in uno dei maggiori centri europei e successivamente mi sono trasferito a Valencia dove ho avuto la possibilità di iniziare a collaborare con Rockan, la principale scuola di skateboard del luogo, incontrando tantissimi amici. Sono tornato in Italia l’anno successivo a causa della pandemia e con alcuni amici abbiamo iniziato l’avventura di WheelBite.

Quanto tempo dedichi all’allenamento e quali altre attività includi oltre allo skate?

Al momento mi alleno, al di fuori dello skate, un paio di giorni alla settimana con esercizi funzionali, volti principalmente ad aumentare sostegno muscolare e flessibilità, per evitare il più possibile gli infortuni. Skato non appena ne ho l’opportunità, che sia per 10 minuti in pausa pranzo o ad una serata con gli amici. Da quest’inverno ho ripreso anche a snowboardare e quest’estate mi piacerebbe iniziare con il wakeboard che ho provato solo una volta. Sono un grande appassionato di ogni tipologia di sport da tavola e in futuro mi piacerebbe provare anche il longboard downhill, disciplina che mi intriga e affascina moltissimo. 

Hai un trick preferito o un park italiano dove ti piace particolarmente skateare?

Ho molti trick che mi piacciono ma se dovessi sceglierne uno forse il mio preferito è kickflip disaster. Per i park mi è un più difficile scegliere perché mi sposto spesso in Italia e all’estero. Tra park italiani che mi hanno particolarmente colpito sono il The Spot a Ostia, la bowl a Cesenatico e sicuramente il Silver lining (ex Elbo) a Bologna. 

Abbiamo notato che tra i tuoi interessi ci sono lo skate, lo snowboard e la balance board. Puoi dirci di più a riguardo?

Come dicevo sono appassionato di ogni sport da tavola e mi piace moltissimo provare nuove discipline e scoprire tutte le varie differenze tra esse, anche se sono sicuramente più legato allo snowboard e allo skateboard. Sono in realtà sport abbastanza simili per quanto riguarda alcuni aspetti ma completamente differenti per trick, strutture e esecuzione. Quando sono sulla tavola spesso mi ritrovo a non pensare e lasciare che il mio corpo faccia i movimenti a cui è abituato in automatico, godendomi appieno la sensazione di libertà pura che mi trasmettono. 

Consiglieresti questa trasversalità di allenamento e perché?

Assolutamente sì! Al momento sto studiando un metodo di allenamento per atleti di livello avanzato che coniughi entrambe le discipline. In generale ci sono molti snowboarder che si allenano in skate ma pochi skater che si allenano in snowboard. Shaun White e Yuki Kadono sono solo due esempi che dimostrano come questo parallelismo possa essere sviluppato nel tempo. Trovo infatti che questa trasversalità sia ancora poco indagata e che ci siano una moltitudine di aspetti da sviluppare per avere una metodologia di apprendimento e allenamento che unisca appieno le due discipline. 

Nasce prima la passione per lo skate o per lo snowboard?

Per me è nata prima la passione per lo skateboard, che si è tramutata quasi naturalmente in passione per lo snowboard. Dopo aver appreso i primi trick di base in skate mi sono trovato a passare un periodo in inverno in montagna. Io sciavo sin da piccolo con un gruppo di amici tra cui pochissimi snowboardavano. Il fatto di non poter skatare e dover stare lontano (a causa delle condizioni atmosferiche) alla tavola mi hanno convinto a provare lo snowboard. Dal primo giorno mi ha trasmesso una sensazione unica di connessione con la tavola e l’ambiente ed è, dalle prime curve, passato da essere un qualcosa da fare in attesa di tornare sullo skate ad una vera e propria passione. 

Sei il fondatore di WheelBite: come è nata l’idea e quali sono gli obiettivi, la missione e i valori della tua scuola?

Sono istruttore di skate da una decina d’anni ed è un’attività che ho sempre svolto con estrema passione e divertimento. Durante il lockdown avevo costruito una miniramp per poter skatare in giardino che ho iniziato ad utilizzare insieme ad amici dopo la riapertura in maniera sempre più itinerante. WheelBite nasce da questo, un insieme di amici che vivono al massimo delle loro possibilità la passione per lo skateboard e si è evoluta creando un fantastico gruppo in continua espansione con il passare dei giorni.

In generale skatando nel corso degli anni ho conosciuto tantissimi amici sia nell’ambiente skateboard che in quello snowboard e sono sempre rimasto molto colpito dal rispetto tra rider e che la voglia di condividere le proprie esperienze venisse prima di qualunque forma di competizione. Il progetto di WheelBite nasce con l’idea di coniugare questi bellissimi valori con l’aspetto sportivo, sempre più in crescita nel panorama nazionale e internazionale con l’obiettivo di trasmettere la passione dello skateboard fine a se stesso, quel divertimento puro, non sempre in contrasto con la parte agonistica, ma che sono sicuro si possa provare anche in contest ad altissimi livelli. 

Come vedi l’insegnamento dello skate?

In tanti anni come istruttore in Italia e all’estero ho visto cambiare moltissimo sia le figure degli istruttori che quelle delle varie scuole e associazioni. In generale sono molto contento che l’ambiente skate sia in forte crescita soprattutto tra i più piccoli, che, grazie a queste figure hanno la possibilità di avvicinarsi allo skate in sicurezza e con il supporto di istruttori professionisti. 

Come istruttore vedo negli ultimi anni molti piccoli allievi che vengono accompagnati alla lezione dai genitori che si occupano, ovviamente, anche degli aspetti organizzativi e burocratici. Nonostante il dicorso sia generale e non valga sicuramente per tutti, anni fa pochissimi genitori accompagnavano i figli allo skatepark e moltissimi erano contrari al fatto che loro figlio skatassero. Come WheelBite ci proponiamo di supportare e spingere questo cambiamento di mentalità insieme ad altre associazioni e federazioni.  

E cosa rappresenta per te la cultura skate?

La cultura è una parte fondamentale dello skateboarding. È quello che ha fatto in modo che tutti, chi più e chi meno per questa ragione, si siano avvicinati al mondo dello skateboard. Anche se in senso più stretto viene vissuta maggiormente da adulti sono convinto che trasmetta ottimi valori anche ai più piccoli. Sta principalmente a noi istruttori individuarli, selezionarli e portarli in skatepark. A mio parere bisognerebbe impiegare il massimo degli sforzi nel far convivere la parte sportiva con quella culturale dello skate a qualunque livello.  

A tuo avviso, come è cambiata la cultura dello skate, lo stile e la disciplina stessa negli anni, anche con l’arrivo delle olimpiadi?

Non ho mai pensato che l’arrivo delle olimpiadi per lo skateboard, così come lo è stato per lo snowboard, fosse un evento negativo. In generale penso che esistano poche cose completamente negative o positive ma che ogni cambiamento porti problemi e opportunità.  

Sicuramente uno dei principali rischi è quello di perdere la voglia dello skate fine a se stesso, il semplice uscire per divertirsi con gli amici a vantaggio di un ambiente più sportivo e soprattutto competitivo che sta però anche avvicinando un gran numero di persone allo skateboard, dando la possibilità di un supporto maggiore da parte delle federazioni e i governi. Penso che questo cambiamento in atto debba essere il più possibile guidato dalle figure interne alle varie federazioni (in generale in un discorso mondiale) tramite scuole e istruttori, per mantenere vivi entrambi gli aspetti e non sfociare in eccessi che danneggerebbero il nostro mondo. 

Uno sguardo al futuro: dove ti vedi tra qualche anno?

Non sono una persona che pensa molto al futuro, per i prossimi anni ho un progetto relativo all’unione di snowboard e skateboard e mi piacerebbe approfondire la mia esperienza di istruttore con i diversamente abili. Non so cosa succederà ma sicuramente sarà su una tavola! 

Se potessi fare qualcosa per aumentare la rilevanza dello skate in Italia, cosa sceglieresti di fare?

Credo che la Federazione e le scuole stiano facendo un ottimo lavoro al momento per aumentare la rilevanza dello skate. Forse insisterei (anche se la cosa è già esistente e spinta molto) su eventi a grande impatto visivo e di avvicinamento alla cultura skate che possano rivolgersi ad un pubblico più adulto come ad uno più giovane. Come scuola cerchiamo molto la collaborazione con altre realtà, sia del territorio che più distanti e sono convinto che in questo modo riusciremo a diffondere ancora di più lo skate! 

Qual è la tua opinione sulla scena skate italiana attuale?

Vedo sempre più bambini e non posso esserne più felice. Il livello si sta alzando notevolmente pareggiando, a mio avviso, quello delle nazioni più storiche nel panorama skate internazionale. Come istruttore mi rendo conto di come, oltre ad un abbassamento dell’età media in cui i bambini iniziano a skatare, grazie all’aiuto degli istruttori imparino ad una velocità molto maggiore dei ragazzi che hanno iniziato a skatare con me. Dall’altro lato mi piacerebbe ci fosse più supporto nella costruzione di nuovi skatepark e che quest’ultimi vengano affidati alla progettazione e costruzione da parte di aziende specializzate per fornire strutture adeguate all’allenamento e al divertimento di tutti. 

Un consiglio per noi, un saluto per la community?

Vi seguo da quando avete iniziato e mi è sempre piaciuto come ogni volta siete stati in grado di unire la parte atletica dello skateboard con il suo lato più “street”, il tutto ricordando sempre la ragione principale per cui skatiamo ovvero il divertimento. Il mio consiglio è quindi quello di continuare così! 

La passione e la dedizione di Stefano Giussani per lo skateboarding sono davvero contagiose. La sua visione dell’evoluzione dello skate e dell’importanza dell’insegnamento rappresentano una risorsa preziosa per la comunità italiana di skateboarder. Siamo entusiasti di vedere come WheelBite continuerà a promuovere e supportare la cultura dello skate nel nostro Paese.