Abbiamo incontrato Roberto Cesaro, di Venezia, (non è lo stesso della precedente intervista allo skate park di Terni eh!) autore del libro SkateOrDie! , che ci ha raccontato un po’ di lui, della sua storia, di un libro scritto, dello skateboarding nel Veneto e tante altre cose.
Come sapete, raccontare storie italiane di skateboarding, di skate park in Italia e della cultura Skate è l’idea iniziale da cui è partito il progetto WeAreSkate. E così ogni volta che incrociamo una storia, una persona, un luogo che può condividerci un pezzo di storia vissuta, di vita da skater, di ricordi di strada percorsa in skate, non vediamo l’ora di saperne di più e fare domande. Partiamo!
Ciao Roberto, intanto grazie per averci scritto e condiviso il tuo lavoro sul libro. Partiamo da due parole su di te per conoscerci: chi sei, skater, appassionato o interprete della cultura skate? Dicci qualcosa in più su di te.
Vivo in provincia di Venezia, ho 48 anni e skateo da più di trenta. L’ho sempre fatto e continuo a farlo per puro divertimento. Ho partecipato a molti contest e skateato per piccoli sponsor ma non ho mai aspirato a far diventare lo skateboarding un lavoro. Parallelamente allo skate ho coltivato la passione per la letteratura, laureandomi in lettere e poi scrivendo e pubblicando racconti e poesie. Ho collaborato con riviste di skate come 06:00 AM e Space Cake e partecipato a vari reading in librerie e centri culturali. Oggi faccio il bibliotecario e continuo sempre a skateare con vecchi e nuovi amici.
Come nasce l’idea del libro SkateOrDie e qual era il tuo obiettivo quando hai iniziato a scrivere?
Skate or die! è un racconto che ho scritto nel 2006 ed è illustrato da Giovanni Donadini, un amico skater trevigiano. L’ho scritto e pubblicato perché, all’età di trent’anni, ho voluto provare a ricreare le sensazioni delle primissime skateate e descrivere la scena skate di fine anni 80-primi 90, quando tutto accadeva per la prima volta. Mi è sembrato interessante, e spesso anche comico, raccontare l’adattamento ai piccoli paesi del Veneto di un fenomeno nato in un contesto molto diverso come la California. Centrale nel racconto è la dimensione sociale, perché skateare non è solo andare in skate ma anche conoscere nuovi amici con cui esplorare paesi e città.
Si parla di scena Skate in Veneto: come è cresciuta negli anni e come la vedi oggi?
In trent’anni sono successe tantissime cose ed è difficile riassumere. Il primo boom di fine anni 80 ha portato le prime strutture. Poi ci sono state fasi alterne in cui i centri di interesse si sono spostati in base a chi gestiva le strutture e alimentava la scena. Io ho skateato ovunque con tanti amici: al Parco Bissuola a Mestre, al Trib di Padova, a Montebelluna con Strange Skateboards, al Play Village di Jesolo. Una meta fissa è sempre stata Lignano Sabbiadoro, dove ancora oggi si skatea di brutto grazie all’inossidabile Roby di East Wind, lo skateshop locale, attivo da ancora prima che io cominciassi a skateare nel 1989. Quello è stato il motore principale dello skatebording locale per quantità e qualità di contest e demo organizzate negli anni. Lì sono passati tutti i migliori skater italiani e internazionali.
Strutture, skatepark, e luoghi di ritrovo di skate noti e dove a te, ma in generale ai locals, piace skaitare?
Oggi c’è una bella scena al Parcarità skatepark di Villorba (TV). Io skateo spesso a Jesolo il cui park è in fase di ampliamento e come già detto vado spesso a Lignano Sabbiadoro. Il park sicuramente più bello dal punto di vista tecnico è lo Zuka Park a Carmignano di Brenta (VI). Siamo in attesa dell’apertura del nuovo park di Padova.
Nomi di skater nati dalle vostre parti e nuovi talenti di oggi che ci vuoi segnalare?
A livello tecnico credo che Fabio Montagner e Angelo Netto abbiano dato il massimo ai tempi di Strange skateboards. Oggi frequento poco i contest però vedo gente che spacca tantissimo nei park locali, come Martino Pavanello di Jesolo e Marvin Njuguna. Ma la vera novità di questi ultimi anni è skateare con ragazze infottate come Cristina Marullo di Villorba che ha creato la community femminile Pink skate crew.
Arriviamo alle ultime domande: come vedi lo skateboarding oggi in Italia e cosa faresti per farlo crescere? E cosa manca secondo te?
Oggi le strutture nascono come funghi e questo è sicuramente positivo. Tra campionato italiano e campionati regionali ci sono parecchi contest, e anche questo è un ottimo segno. Quello che manca, anche rispetto agli anni 90, sono le demo: i brand attualmente sul mercato dovrebbero portare in giro i loro pro e farli skateare in pubblico. Questo in passato ha motivato tantissimo gli skaters e ha contribuito ad alzarne il livello. Poi sono veramente contento di vedere contest femminili partecipati e spero che le ragazze facciano sentire sempre più la loro presenza.
Grazie per questo tempo e per il libro: un saluto a tutti gli amici che ci leggono, e un invito a venirvi a trovare nella scena skate veneta?
Grazie a voi per questa intervista e per la vostra utile mappa degli spot. Saluto in particolare tutti gli skaters della prima generazione che hanno ancora voglia di spingere il proprio skate. Skateare dopo i 45 anni è fighissimo e, anche se non si è più prestanti come una volta, ci si diverte un casino. Venite a trovarci perché viaggiare e skateare sempre nuovi spot allarga gli orizzonti! Se volete leggere il libro SkateOrDie! scrivemi su Instagram o Facebook.